Altalena sui larici, seconda opera in versi di Daria De Pellegrini, è il registro esistenziale, e perciò legato al primo libro Spigoli vivi, di una quotidianità a stretto contatto con la morte, ma anche rabbiosamente pervasa da pretese di vita. Ne deriva una contraddizione, che tenuta a bada dagli impegni diurni, esplode nel sonno: “Allora la nostra psiche si vendica, cancellando le quotidiane rimozioni” (Franco Buffoni). Tutto questo prende forma nella poesia, in uno svolgimento stilistico rinnovato e pienamente sicuro dei propri mezzi.
ruvidi e sporchi sacchi di juta
le notti a febbraio / salire portandosi
in spalla gambe e sentieri / la meta
un altrove di salici nani / estinto
il verde nelle lastraie / resiste
la vita in forma di croste sui massi
porfirici / senza radici né piedi
lambisce / tuo malgrado ti adatti
e aggricciandoti cresci / solo in arsura
poca cosa ma dura / restituita
dal neon al mattino / all’ora senza
giorno sul muro / alle mani alle voci
alle facce / di estranei
che pare ti sappiano
*
folle la luce di ottobre esaspera sensi
e spaventi nelle valli spazzate
dal föhn / scolpiti a rilievo i contorni
di cose / di facce e di offese / urlano
a raffiche aceri e frassini / frullato
di polvere e foglie per chi pretende
di renderti onore / tutta tua la rabbia
del vento / spinge e respinge / costringe
a terra gli sguardi / misuro i passi
sulle litanie dei santi / che a ognuno
si attacchi un pensiero blasfemo / tu
non riposi in pace / lo so / libera ora
e tu sola / mi verrai dietro / per le valli
incendiate dal favonio dell’anima
tua / fino a casa / fino ai miei panni
stesi e già grigi
nell’aria di braci
24 ottobre 2018
*
l’aria ha pensieri in forma di foglie
altalena sui larici fioritura
di abeti / frassino messo a frenare
la frana sotto il fienile / susini
insidiosi a scalarsi / non si dava
la grazia di arrivare ai frutti maturi
la strada ha disfatto il giovane
bosco che mio padre sognava
foresta / resta ramaglia / cortecce
ruvide e rughe scavate / eppure
continuo ragazza nel gioco / sfide
e pretese / incollare di resina
e miele la lingua al palato / spargere
arachidi sui sentieri dell’orso
amare la bestia che patisce la gabbia
*
ci provo talvolta / uscire a vedere
oltre il cortile le ore straniere / un rosso
al bar di prima mattina / varecchina
nei cessi / due donne in affanno / erratici
enormi ai binari i bagagli / i figli annodati
a zainetto / inette in assenza di cuore
le mani mie / guardano altrove / vedo
a vuoto / sui campi sacchi di plastica
unta / acqua oleosa da case a canali
a un filo di fiume / viola e pieno
di errori / l’amore graffito sotto
i piloni fra Treviso e Venezia Mestre
ospedale / cicatrici le facce in un treno
locale / aria che gira malata a fumare
i fiati sui finestrini / fatica ognuno
si tiene ostile la sua / è palude
il cielo sul mare
meglio tornare
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