“Cento sonetti indie” di Luca Alvino, con prefazione di Paolo Di Paolo, è un’opera prima di poesia che attraversa gli intrecci della vita quotidiana, dando voce ai sintomi che ne rivestono i giorni: l’ansia, l’insonnia, i mal di testa, il rapporto con i medici. Per costringersi a una disciplina rigida, Alvino ha scelto la forma del sonetto, la sua gabbia metrica, lo schema delle rime. Ma poi ha tentato di usare un linguaggio indipendente, per lo più quotidiano, con poche concessioni – tutte scoperte ed evidenti – alla tradizione letteraria.
3. Nelle rime dei miei sonetti indie
Voglio scriver sonetti indipendenti
usando le parole quotidiane,
con rime dozzinali e grossolane,
non particolarmente appariscenti.
Io voglio raccontar gli avvenimenti
di tutti i giorni, o quello che rimane,
le mie vicissitudini un po’ strane,
e le tribolazioni più indecenti.
Vi narrerò di mali e medicine,
di notti insonni, affanni e mal di testa.
Saranno versi splendidi, orsù, quindi
attenti alle quartine e alle terzine!
Sarà una baraonda! Ma che festa,
nelle rime dei miei sonetti indie!
*
29. Fino a quando felice la poesia
Fino a quando felice la poesia
mi sgorgherà copiosa dalle dita
continuerò a comporne per la vita
come un’ininterrotta emorragia.
Prima che questo afflato vada via
– e prima di arrivar presso l’uscita –
attingere vorrei con la matita
alle sorgenti della fantasia.
Io voglio scrivere un sonetto al giorno,
sarà la mia preziosa medicina,
come il caffè che prendo la mattina.
Sarà il mio litio, la mia olanzapina,
l’ibuprofene, la melatonina,
sarà la buonanotte ed il buongiorno.
*
44. Conta la musica, mica le parole!
Mentre scrivo mi sono domandato
se sia opportuno sceglier le parole
per il suono o per il significato,
per ciò che il senno intende o il cuore vuole.
Se è più importante cogliere uno iato
o dissertar di rose e di viole,
scegliere il verbo per il predicato
o preferir la rima con il sole.
Entrambi questi aspetti per l’autore
sono importanti – io così ragiono.
Il senso è la cartina tornasole,
ma d’istinto propendo per il suono.
Perché nei versi, come nell’amore,
conta la musica, mica le parole!
*
97. Le cose maggiormente amate
Quando ripenso agli ultimi trent’anni,
quelli dopo la fine della scuola,
m’accorgo che non c’è una cosa sola
che io non abbia fatto senza affanni.
Ci sono stati errori, torti, inganni,
lacrime amare senza una parola,
e schianti come colpi di pistola,
enormi sofferenze, enormi danni.
Pur, non c’è nulla ch’io non rifarei,
gli sbagli, i malintesi, le cazzate,
quello che ho fatto senza meditare.
Sono le cose maggiormente amate,
quelle che più di tutte mi son care,
senza le quali oggi non sarei.