Canzoniere straniato con andamento narrativo, scandito dall’avvicendarsi progressivo dell’incontro con la crepitante donna amata, Delia, e le sue ipostasi (Flaca, Cordelia) – quasi un’umana trinità raccolta in emblemi mariani –, Del tutto diversi racconta il match dei sentimenti, tra deboli tentativi di avvicinamento ed effettive agnizioni. La fuga della fanciulla persiste, dentro il suo insondabile mistero e nonostante l’agguanto, nella disseminazione di senso del mondo contemporaneo, in una declinazione anche politica. È, dunque, la biografia ideale di un’intera generazione che, ferita e fiduciosa, tenta di aprirsi a una più ampia ricerca di verità sull’amore, sull’alterità e sull’infinita ricchezza della diversità.
Il platano di via Valerio
Se credi di entrare contro il flusso delle foglie
sulla soglia del giardino, quando febbraio
finge di rinverdirsi e coltiva nuovo gelo,
perché casualmente passasti
e non avevi altra strada,
per favore non bussare,
non essere tu.
Se ritieni di non avere presenza di spirito
e vuoi colmare i vuoti con il becco
scaltro del martin pescatore
che acciuffa di netto la preda
perché vuole esibire il bel piumaggio,
per favore non afferrarmi,
non essere tu.
Di questa esistenza non vediamo
che lo specchio deformato,
una tela ricamata e non ultimata
agli orli, non riusciamo
a scorgere il male che ci sorprende
come il vento sui vicoli ciechi
del non essere noi.
E se invece, nel guardarmi passare,
ti ha preso quel senso di distacco
da cui è colta la persona
che ha camminato per anni
separata da sé e adesso si ritrova,
allora te ne prego férmati,
cerca di essere tu.
*
I nostri treni persi
Noi siamo del tutto diversi, ma
ci troviamo in una sala d’attesa
dell’esistere perché per noi
il ritardo è fisionomia di vita.
Se non fossi venuto da lontano
inspiegabilmente a Urbino,
se dopo la laurea avessi mutato sede.
Se avessi preferito le sirene del dottorato
oppure optato per altre
poco probabili soluzioni…
Quanti indugi in questo invisibile
luogo di aspetto.
Se non fossi arrivata infine,
se avessi continuato il tuo lavoro
di arrocco contro il mio fiacco incedere,
se avessi scelto in definitiva
di non scegliere.
Troppo vasto
è lo spettro dell’eventuale, il punto zero
di coincidenze, stazioni, ripartenze,
la virgola di un periodo ipotetico
di tipo impossibile.
Ma noi perdemmo così tanti treni
da ritrovarci a Urbino.
Li perdemmo e restammo sul ciglio del binario.
E, vedi, saranno proprio i treni persi
a farci incontrare.
*
Corredentrice
Quando passeggi e hai quella sicurezza snervante,
quel tratto di trucco incerto, una compostezza
singolare negli abiti un po’ punk.
Quando vai in facoltà e ti vedo a lato,
stai riflettendo su qualcosa d’importante –
non ti volti, fissi la strada davanti
come a dire: ‘Devo essere ancora di più’.
Quando ridi e osservi in profondo, non timida
con fiducia irriverente, il cocktail e i tremori
della bellezza sono dalla parte del tuo vento,
sempre al fianco di quei vent’anni invincibili.
Quando hai il coraggio che solo una donna
può dimostrare, la capacità di alzare la testa
sotto gli aculei, come un porcospino.
Non so se dirlo è possibile
ma credo che oltre il visibile e l’effettuale
il mistero della femminilità non ti abbandoni.
In questi e in altri episodi di cui ho perso traccia
e che ritroverò, attento stenografo dei tuoi passi
d’istrice, chissà con quale insolenza
ricordi la Corredentrice.