Il catanese Fabrizio Cavallaro propone un’opera che accarezza e mette a fuoco spaccati di vita quotidiana, solitudini urbane, intrecci amorosi e ricordi che riaffiorano nell’intimità domestica. Come riporta Gandolfo Cascio nella prefazione della silloge poetica “Di seconda virtù”, l’autore “con questa sua raccolta ci mostra – e dimostra – come la lirica amorosa abbia anche la possibilità, non dico di gridare a più non posso la smania di stare al mondo, ma almeno di goderne finché la «gioventù / rimarrà vita beata». Cavallaro, insomma, è convinto che l’esistenza, a volte balorda, ci accorda comunque degli attimi di letizia, ci conceda quella «liberazione improvvisa» che quasi ci pare di non meritare”.
Il paese delle cose amate
tenue, che non traballa
ai colpi di vento
o di tosse. È un futuro
di mese in mese,
giorno che discopre
ciò che la notte solleva.
*
Quale sarà mai l’alfabeto
delle carezze? Cosa possono
sanno dire le mani
aperte o semichiuse
sul diario della carne,
sulla copertina della pelle?
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.