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Era la guerra

Autore: Fabio Chiusi
Collana: Interno Libri
ISBN: 9788894208498
Anno: 2017
Pagine: 88

8,00

Product ID: 445 Categoria: Tag:
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Con “Era la guerra”, il poeta e giornalista Fabio Chiusi, racchiude e pone in una prospettiva dialogica un decennio di storia privata con gli smottamenti del mondo contemporaneo. L’eleganza comunicativa dei versi, che affrontano i temi della perdita, della memoria, la lotta tutta interiore “di chi impara/ forzatamente l’accettazione, o la lotta/ di chi la rinnega”, attraversano la raccolta come “un vento che muove fantasmi”. C’è una sottile filigrana letteraria che lega il poeta Chiusi ad alcune tra le voci più emblematiche del secondo ‘900: Amelia Rosselli, Vittorio Sereni, Edoardo Sanguineti fra tutti. Le tessiture tematiche, i richiami agli insegnamenti dei grandi maestri della poesia, e la sapienza stilistica dei componimenti, sono occasione per il lettore per arricchire il proprio campo visivo interiore, affrontando zone d’ombra ma anche prospettive e chiavi per una pace definitiva, una speranza che consegna la “guerra” al passato, al grande bagaglio della storia di ognuno.

Un giorno marciranno le rotative
ogni governo sarà caduto
le notizie si scriveranno da sole
la mano non avrà cervello

gli automi di un mondo di morti
lo spegnersi tutto delle radure
in schermi colorati
le frasi senza significante

saranno uno splendido insulto

e le pagine saranno gabbiani
dal becco spalancato sui fossi

moriranno inermi
impalpabili
impallinati da noi revanscisti
dal cuore chiaro

o lasciamelo sognare
più raro lettore
che ancora esista la carne
ancora le ossa

in qualche lurido anfratto.

 

*

 

(Giorno cinque.
L’aria ha il colore di una pelle che brucia.
Eppure mi ha vinto qualcosa, dentro,
che cerca le fiamme.)

 

*

 

Era la guerra il tuo gesto preferito
la fuga cui non sapevi distrarti:
mai un giorno capissi
che di guerra si può morire, ma è delle ultime voci
che risuona il tempo, delle nostre più fragili menzogne
degli amori irrisolti: di questo scrivono gli dèi
quando prendono le tracce
e nell’ultimo atto un giudizio
recuperano sulla nostra eternità.
Ho pensato, e congiungo le mani, e mi sento
imprudente, e affronto la colpa e il perdono,
che sei vecchio per questo mondo e giovane
per il prossimo, che ti hanno scelto
da un luogo di purezza
per mischiarti all’errore e che io, misero cronista
della tua e di ogni caduta, io non ho diritto
a sorgere dal suolo, la tua terraferma
dalle ceneri.

 

*

 

Il procedere a piene mani nell’amore,
come un fantoccio nella notte, senza più occhi
per il nemico, senza più tatto per stringerlo a terra.
E io che provavo a scendere fino a te
camminando, correndo, restando immobile
privo della vista e di una pelle io stesso per capirti,
fare del tuo il mio stesso dolore; io che non capivo
che dentro al tuo abisso c’è posto per uno soltanto,
un sospetto arenato nel cuore
«come una persona immobile osserva il passato»,
«come chi per sempre cammina non in suo nome
ma in quello di altri». Che sia questa la colpa:
avermi escluso da questo tuo abisso
come da terra si esclude
il raccolto.

Nota biografica

Fabio Chiusi è nato a Udine nel 1980. Scrive di politica, cultura e tecnologia per l’Espresso, ed è Fellow del Centro Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino. È autore di saggi sul rapporto tra libertà di espressione e sorveglianza in rete, sulla distopia e la democrazia digitale. In versi ha pubblicato "Parole per addio" (Arione, 2001) e "La mano sull’aria che ci divide. Poesie per Amelia Rosselli" (LietoColle, 2008).

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