Opera prima di poesia dello scrittore Orso Tosco, Figure amate è un libro potente e drammatico, una lettura di ciò che la vita restituisce quando la fine è prossima, quando dolore e amore senza tregua si inseguono, imparano a stare insieme. Franca Mancinelli, in un passaggio della prefazione, esplicita esattamente ciò che offre questo volume: “un diario in versi dove gli aghi e le parole si confondono”, una poesia che “fa i conti con un «amore irrimediabile», che è insieme dolore che non concede vie di fuga”.
Sui letti di carta
Ogni volto qui è contusione,
approssimativa indagine del giallo,
qui è dove si agita la bile.
Sulla fiducia ho rinnegato Dio.
Sulla sfiducia ho costruito il mio amore irrimediabile.
Adesso è sopravvivere circondati da piastrelle feroci,
crudeli nella loro sciatta esattezza,
adesso è questo contarci i granelli di sangue uno a uno,
con gli occhi gonfi
perché tutto lo stomaco ci respira dentro.
Voci frantumate aspettano la dose sui letti di carta.
Parlano una lingua rinnegata,
ruvide gole sopra gusci di suono,
parole nel tossire delle ossa.
Sanguinano le ruggini lungo i perimetri del parcheggio,
crepitano i rami negli ammanchi del cemento.
I lupi stanno quieti nel collo della montagna,
oltre l’ospedale dove l’autostrada germoglia,
il mondo è racchiuso nel nylon
delle tute da ginnastica dei malati.
*
Notte
L’ora non ha importanza,
il vino la farà passare
e tornare, tornare
e crollare.
Ci rannicchiamo dentro la tua ascella,
io e la mamma, come voci che provano.
La linea del fiato, le solite lame
a interromperla, i colpi di tosse,
il tono del fiato, le amnesie,
le tonalità del verde nel grigio,
il vitello tonnato secco nel frigo,
la tenerezza orribile dei rifiuti del corpo,
la ninna nanna del giorno che non accetta notti.
*
Che stanchezza da pane dimenticato
in queste stanze di sonno breve,
in questo sonno a morsi amari
che voglia di piangerti meglio.
*
Ecco la nera murena a caccia tra gli scogli
(il corpo decorato dai filamenti d’oro)
eccola soffiare dentro l’acqua di vetro
ringhiare sotto le rughe azzurre del cielo.
Ogni sguardo è ricordo e ogni ricordo
approssimazione e sfacelo:
è lì dentro che ci rannicchiamo invisibili,
è in quel punto che sfamiamo il tempo,
morso dopo morso, come per risarcirlo
dello spreco.
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