“I labili confini” di Stefano Bortolussi, con nota prefatoria di Roberto Mussapi, riprendono la tensione epica e narrativa del libro che l’ha preceduta (“Califia”, Jaca Book 2014), riproponendone una delle figure principali nel poema “La scelta del plantigrado”, che occupa tutta la prima parte dell’opera. Tracciando un ponte inusitato tra i miti moderni del noir e del cinema americano e quelli della classicità il poema mostra un mondo di pericoli, slittamenti e metamorfosi sempre in agguato dietro schermi, tornanti e facciate hollywoodiane. La seconda parte, intitolata “Di altri spiriti guida”, partecipa del medesimo senso di meraviglia, ispirato da un universo naturale quasi panteistico, osservato ed esplorato nelle sue sorprese e nelle sue irruzioni ierofaniche.
Calypte anna
Quanto spesso batte le ali il portento
di natura calando ogni mattina alla fontana
di pietre riprodotte e carezzate di muschio
e ignaro prendendole per vere
nell’ombra indecisa della pergola:
solo i pensieri più guizzanti e selettivi
frullano piumati davanti al raggio vago
dello sguardo diretto, per cambiare, verso l’altro.
È il dono, tra i molti, del mattino
sul lembo occidentale del tragitto,
la sorpresa sperata che si fa realtà
quando i passi indecisi si fermano,
per forza calma ma decisa di marea,
alla vista della schiuma.
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