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La distruzione dell’amore

Autore: Anna Segre
Prefazione di: Margherita Giacobino
Postfazione di: Beatrice Zerbini
Collana: Interno Libri
ISBN: 978-88-85583-69-6
Data di pubblicazione: 20 gennaio 2022
Pagine: 140
Formato: 11×17 cm

12,35

Product ID: 8427 Categoria:
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Amore è una parola irta, pericolosa. Non si cerchi di smussare, diluire, omologare questo elemento divino. Le due contendenti si incontrano e si scontrano nell’accecante proiezione di luce del desiderio e duelleranno fino all’ultimo respiro della relazione alla ricerca di una pace impossibile. Come indica nella prefazione Margherita Giacobino: «i versi di Anna Segre ci dicono qualcosa che dovremmo sapere bene: che due donne non si amano mai da uguali, ma sempre da diverse. Diverse una dall’altra e da ogni altra. E a volte la diversità è opposizione, e le parole non servono per comunicare o dialogare ma solo per ferirsi, a volte insomma l’amore somiglia a una guerra balcanica che cova sordamente, esplode, infuria per anni senza soluzione di continuità, salvo splendide tregue di passione». Ma «non ci sfugga la promessa», chiosa Beatrice Zerbini nella postfazione del libro, «la rivelazione ultima» insediata nei versi: «il male tira i fili, / mentre il bene / si ostina a tessere».

 

 

Perdere
Lehafsid
להפסיד

A un certo punto è stato chiaro
che non avevo più i fondi
per foraggiare la mia vita affettiva,
che è come dire i fondi
per fare una guerra.

Ed è stato così che,
bandiera bianca alla mano,
ho perseguito più che un armistizio,
una pace.
La pace costa
quasi quanto una guerra.
L’ultimo grammo d’oro richiesto
alla resa
era l’accordo sulla verità.
Meglio la pace della verità.

Non è sempre così che succede
quando la guerra è persa?

 

 

*

 

 

Pensarti
Lachashov alaich
לחשוב עלייך

Tante cose ho amato di te
ed erano tutte facili.
Non è complicato
godere della bontà,
o bearsi dei tuoi sguardi,
e la tua voglia
che meraviglia.

Ora io amo la tua distanza
come si può amare un coltello
che entra fino al manico.

Amo il tuo silenzio
che mi riempie di universo
di assoluto
di buio.

Amo il dolore
perché me lo dai puro,
come puro era il piacere,
forse.
O forse amo questo vuoto
perché mi rarefà
la coscienza.

Rinuncio alle finte conversazioni,
a quel bisogno di parlarti
che non è più comunicazione,
all’incontro diventato scontro,
mentre ti guardo
ricordando ogni particolare
dalla mia remota Australia.

Nascondo il pensarti
in bella vista.

 

 

*

 

 

Maternità
Immahut
אימהות

Grazie a dio,
che forse esiste,
niente figli.

Grazie a un caso
o a una scelta istintiva
o a una remora
che ha trascinato la questione
fino oltre il limite,

non sarò io
ad abbandonare.
Non sarò
la tua risposta sbagliata,
la tua delusione più cocente,
il demone che ti porti dentro.
Non sarò io
il primo tradimento,
il coltello ficcato in gola,
il fantasma che ti segue
in sogno,
l’ombra lunga delle giornate
fredde.

Non sarò io
la viscerale incomprensione,
il ricatto fino all’ultimo respiro,
il picchetto sbandierato d’amore
oltre il quale la disubbidienza
entra nell’illegale biblico.

Lontana più di un metro,
la lama della mia lingua non ti taglia,
ti sfiora.
A una distanza antalgica
i miei tentacoli di bisogno
non arrivano ad avvilupparti,
a soffocarti.

La gioia
di non sapere
che significa
quel potere senza controllo;
di non aver dovuto capire
la fatalità dei miei difetti
addosso a qualcun altro.

Il sollievo di non sentire mai
lo strappo dalla mia pancia,
l’altro da me, che è stato me,
e che mi accusa.

La certezza che nessun processo
né nessuna gogna
saranno mai come un figlio
che ti imputa le tue vere colpe.

Un angelo ha steso la sua ala
sulla mia testa,
e mi ha risparmiato
dalla conoscenza carnale
della maternità,
dalle quinte di dolore
che questo teatro
vuol farmi credere di amore.

Nota biografica

Anna Segre è medico, psicoterapeuta, anche ebrea, in più lesbica, perfino mancina. La produzione letteraria di Segre ha un solo fulcro di interesse: la psiche umana, l’anima. Che si tratti di epitaffi, o dei danni psichici collegati alla Shoà, dell’utilità terapeutica di un libro o della mappa etica o della vita erotica e sentimentale, rimane sempre a fuoco la teoria della mente, il monologo interno, le ipotesi diagnostiche, le interpretazioni possibili. Le parole danno senso, continuità narrativa, chiedono giustizia, sperano nel dialogo, e per questo cercano una precisone, una sintesi. Le parole si protendono sul bianco della riga come acrobati che vorrebbero padroneggiare il vuoto. Tra i libri pubblicati: "Monologhi di poi" (Manni), "Lezioni di sesso per donne sentimentali" (Coniglio), "Judenrampe" (Elliot), "Il fumetto fa bene" (Comicout), "100 punti di ebraicità" (Elliot), "100 punti di lesbicità" (Elliot).