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La fobia dei numeri

Autrice: Ljudmyla Djadčenko
Cura e traduzione: Paolo Galvagni
Collana: Interno Books
ISBN: 978-88-85583-97-9
Data di pubblicazione: 24 febbraio 2023
Pagine: 128
Formato: 13×19 cm

14,25

Product ID: 9830 Categoria:
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Ljudmyla Djadčenko (1988), una delle poetesse ucraine più apprezzate e tradotte, è laureata in filologia all’Università di Kyïv, dove nel 2016 ha conseguito il dottorato in teoria della letteratura e comparatistica. Vincitrice della 67ª edizione del premio Ceppo Internazionale Poesia “Piero Bigongiari”, in questa antologia di poesie, la prima tradotta in Italia, curata da Paolo Galvagni, e contente la lectio “La poesia dovrebbe iniziare il giorno in cui si nasce e non finire il giorno in cui si muore”, compaiono i temi ricorrenti dell’autrice: la ricerca di un contatto con il mistero della vita attraverso i paesaggi interiori ed esteriori, la malinconia, l’ombra della morte, l’amore e i sogni spezzati. Nella lettera finale al volume, la poetessa spiega commossa come «dall’inizio dell’invasione militare su larga scala da parte della Russia sul territorio della mia Madrepatria, lo scorso anno, ho smesso di scrivere poesie: immagini e metafore mi sono apparse all’improvviso insulse e false, e i miei sentimenti sono spariti, per via della terribile realtà che mi circondava».

 

фобія цифр. хор перепощених речень
важко стискає профіль моєї нудьги
ти ще напишеш як говорять дзьоби лелечі
я – про тяжку роботу баби яги
фобія цифр що від завтра туманом звисають :
натяк життя на час та його мілину
мовчки дивлюся на них – лякаю навзаєм
постіль стелю одягнувши сорочку лляну
крику додати щоб зовсім було страшніше
і покірно приймати гнізда своїх років
птахам на вікна хліба рука накришить
з вірою: рано розбудить хоч їхній спів

 

la fobia dei numeri. il coro di storielle postate
stringe gravemente il profilo della mia malinconia
scriverai anche di come parlano i becchi delle cicogne
io – del duro lavoro di baba jaga
la fobia dei numeri che da domani come nebbia penzoleranno:
allusione della vita al tempo che va in secca
in silenzio li guardo – spavento vicendevole
preparo il letto con indosso una camicetta di lino
lanciare un urlo perché sia molto più la paura
e accettare docilmente i nidi dei miei anni
agli uccelli sulle finestre una mano sbriciolerà il pane
con fiducia: al mattino mi desterà il loro canto

 

*

 

тут немає річки яка б замерзла
і дітей до яких зазира дід мороз
тут ні пруста ні джойса ні езри
на полицях галявини. ось
майже все. пригостивши увагою птахів
і мовчання ягнят розділивши
мов шпигун що живе тільки страхом
викриття не дивлюся хто пише
тут сусіди бачать як у чистій воді
в простирадлах заритий що за хаєм
холод сковує рухи. і я тобі
не дзвоню. не пишу. не посміхаюсь.

 

qui non c’è fiume che si congeli
né bambini sbirciati da babbo natale
qui non c’è né proust né joyce né ezra
sugli scaffali della radura. ecco è
quasi tutto. elargita attenzione agli uccelli
e agli agnelli del silenzio spartendola
come una spia che vive solo della paura
di esser scoperta non guardo chi scrive
qui i vicini guardano quale hayem10 è
sepolto nelle lenzuola come nell’acqua pura
il freddo forgia i movimenti. e a te
non telefono. non scrivo. non sorrido.

 

*

 

осінь у вікнах гуси в ключах колір розлитий
менша зворотів прикметникових у кожному дні
спрощується мова тож писати про що нам жити
не розумію як правильно зараз мені
довгі описи з однорідними обставинами причини
все ж не пояснюють де ми зробили не так
кожний вечір без тебе нагадує: недовчили
вміти ходити по цвяхах і по дахах
стиснути осінь в обіймах як рідну і любу
загадати дожити удвох принаймні до ста
спрощується моя мова а з твоєю нічого не буде
твій герундій і перфект не зникне на вулицях ні у листах

l’autunno alle finestre le oche in schiera il colore irradiato
calano i costrutti aggettivali ogni giorno
si semplifica la lingua beh scrivere di come vivremo
non capisco come potrò farlo ora correttamente
le lunghe descrizioni con omogenei complementi di causa
non spiegano comunque dove abbiamo sbagliato
ogni serata senza di te ricorda: non abbiamo imparato
a camminare sui chiodi e sui tetti
ad abbracciare l’autunno come caro e amato
pensare di vivere insieme almeno fino ai cent’anni
si semplifica la mia lingua ma alla tua non accadrà nulla
il tuo gerundio e il perfetto non svaniranno in strada né nelle missive

Nota biografica

Ljudmyla Djadčenko è nata nel 1988 nell’Ucraina centrale. Nel 2012 si è laureata in filologia all’Università di Kyïv, nel 2016 ha conseguito il dottorato (teoria della letteratura e comparatistica). Attualmente vive e opera nella capitale ucraina. Ha debuttato nelle riviste “Odnoklasnyk” (2007), “Molodyj žurnalist” (2006), nell’almanacco “Svjatyj Volodymyr” (2007). Al 2010 risale la prima raccolta matura: Dychannja metelykiv [Il respiro delle farfalle], uscita nella rivista “Sučasnist”. Suoi versi sono usciti nelle riviste ucraine “Kur’er Kryvbasu”, “Dyvoslovo”, “Šo”, “Epocha piskovyny”. Ha pubblicato le raccolte Plata za dostup [Compenso per l’accesso] (2011), Kurka dlja turka [Il pollo per il turco] (2017). Suoi versi sono stati tradotti in diverse lingue. Ha partecipato a numerosi festival di poesia: Georgia, Turchia, Tunisia, Cipro, Colombia, India. Nel 2012 è stata insignita del Premio Oles’ Hončar (Ucraina – Germania). Dal 2011 è membro dell’Associazione degli scrittori ucraini, della quale è stata eletta vice presidente nel 2017. Nel 2023 ha vinto il Premio Ceppo Internazionale Poesia “Piero Bigongiari”.