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La via delle comete

Autrice: Marina Cvetaeva
Curatela e traduzione: Paolo Galvagni
Collana: Interno Novecento
ISBN: 979-12-81315-04-4
Data di pubblicazione: 10 novembre 2023
Pagine: 268
Formato: 13×19 cm

13,30

Product ID: 10127 Categoria:
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La collana «Interno Novecento» porta in libreria una nuova e inedita traduzione delle liriche di Marina Cvetaeva, una delle voci più amate della poesia di tutti tempi. Dalle poesie giovanili fino ai versi scritti pochi mesi prima della morte, “La via delle comete” è un itinerario antologico che mette a fuoco le tante sfaccettature della poetica, dello stile e del pensiero della poetessa russa. La poesia vissuta come destino, missione di cui Cvetaeva è stata investita per tutta la sua non duratura vita; è in tale atmosfera, esistenziale e letteraria, che il lettore trova ancora oggi una voce capace di raccontare, come pochissimi altri, il nostro tempo attraverso il tempo passato, i drammi e gli innamoramenti di una donna che ha cercato fino alla fine di percorrere la sua strada, di trovare la sua via, la sua luce, la sua cometa.

 

Il poeta

Il poeta – da lontano conduce la parola.
Il poeta – lontano lo conduce la parola.

Per pianeti, per segni, per fossati
di parabole indirette… Tra il sì e il no
egli, perfino volando giù da un campanile,
troverà un gancio… Poiché la via delle comete –

è la via dei poeti. Gli anelli scompigliati
della causalità – ecco il suo nesso! Disperatevi –
con la fronte in alto! Le eclissi dei poeti
non sono previste dal calendario.

Egli è colui che confonde le carte,
inganna il peso e il conto,
è colui che domanda dal banco,
che sbaraglia Kant,

che sta nella bara pietrosa della Bastiglia26
come un albero nella sua bellezza.
Colui le cui tracce – sono sempre svanite,
quel treno al quale tutti
arrivano in ritardo…
– poiché la via delle comete

è la via dei poeti: bruciando e non scaldando,
strappando e non coltivando – esplosione e scasso, –
il tuo sentiero, tortuoso e chiomato,
non è previsto dal calendario!

 

Поэты

Поэт – издалека заводит речь.
Поэта – далеко заводит речь.

Планетами, приметами, окольных
Притч рытвинами… Между да и нет
Он даже размахнувшись с колокольни
Крюк выморочит… Ибо путь комет –

Поэтов путь. Развеянные звенья
Причинности – вот связь его! Кверх лбом –
Отчаетесь! Поэтовы затменья
Не предугаданы календарем.

Он тот, кто смешивает карты,
Обманывает вес и счет,
Он тот, кто спрашивает с парты,
Кто Канта наголову бьет,

Кто в каменном гробу Бастилий
Как дерево в своей красе.
Тот, чьи следы – всегда простыли,
Тот поезд, на который все
Опаздывают…
– ибо путь комет

Поэтов путь: жжя, а не согревая.
Рвя, а не взращивая – взрыв и взлом –
Твоя стезя, гривастая кривая,
Не предугадана календарем!

 

*

 

Ai miei versi scritti così presto,
che non sapevo di esser poeta,
guizzati, come schizzi di una fontana,
come scintille dai razzi,

balzati, come piccoli diavoli,
nel santuario dove c’è sogno e incenso,
ai miei versi di gioventù e morte,
– ai versi non letti!

Disseminati nella polvere dei magazzini,
dove nessuno li ha mai presi né li prenderà,
per i miei versi, come vini pregiati,
giungerà il loro turno.

 

Моим стихам, написанным так рано,
Что и не знала я, что я – поэт,
Сорвавшимся, как брызги из фонтана,
Как искры из ракет,

Ворвавшимся, как маленькие черти,
В святилище, где сон и фимиам,
Моим стихам о юности и смерти,
– Нечитанным стихам!

Разбросанным в пыли по магазинам,
Где их никто не брал и не берет,
Моим стихам, как драгоценным винам,
Настанет свой черед.

 

*

 

Benedico il lavoro di ogni giorno,
benedico il sonno di ogni notte.
La grazia del Signore e il giudizio divino.
La legge buona – e la legge della pietra.

E la mia porpora polverosa, con tanti buchi,
e il mio bastone polveroso, tutto raggi…
– Ancora, Signore, benedico la pace
nella casa altrui – e il pane nel forno altrui.

 

Благословляю ежедневный труд,
Благословляю еженощный сон.
Господню милость и Господень суд,
Благой закон – и каменный закон.

И пыльный пурпур свой, где столько дыр,
И пыльный посох свой, где все лучи…
– Еще, Господь, благословляю мир
В чужом дому – и хлеб в чужой печи.

Nota biografica

Marina Cvetaeva, figlia di uno storico dell’arte e di una pianista, nasce a Mosca nel 1892. Lettrice appassionata, scrive poesie sin dalla tenera età. Al 1910 risale la prima raccolta: Album serale. Nel 1912 esce La lanterna magica e nasce la figlia Ariadna. Nel 1913 esce Da due libri. Gli anni del conflitto mondiale vedono la Cvetaeva scrivere molto, pur pubblicando poco. La Rivoluzione le appare come un’esplosione di forze sataniche. All’inizio del 1922 escono la raccolta Verste e il poema Lo zar-fanciulla. A maggio parte con la figlia in cerca del marito, Sergej Efron, riparato a Praga. Abitano per poco a Berlino, poi a Praga, dove nel 1925 nasce Georgij; passano poi a Parigi: il centro dell’emigrazione russa accoglie benevolmente la poetessa: presto però i rapporti con la diaspora russa diventano più tesi: vive isolata. Escono le raccolte Versi per Blok, Il distacco, Psiche, Il mestiere, la satira lirica L’acchiappatopi, le tragedie Teseo, Fedra. L’ultima raccolta è del 1928: Dopo la Russia. Poi la Cvetaeva pubblica principalmente saggi e racconti. L’ultimo ciclo scritto durante l’emigrazione è Versi per la Cecoslovacchia: testi adirati sull’invasione nazista. Il dramma personale della Cvetaeva si intreccia con la tragedia europea. Rientra in URSS nel 1939. Muore suicida nel 1941 a Elabuga.