Dalla prefazione di Damiano Sinfonico: «Sotto l’ombrello di un titolo araldico, in cui si fondono la tavola di Mendeleev e un baluginio di presenze intermittenti, Simone Biundo ci consegna un’opera d’esordio che appare come un rosario, un procedere in cerchio, grano dopo grano, intorno a un tempo impalpabile che ha inghiottito ogni vita o attimo di vita».
Prendiamo il caffè da Assunta e Loreto
sì, come la Madonna.
Lui parla di cervi, lei ci mostra le foto
di Lucia, sua figlia morta
a trent’anni. Era un’insegnante
di lettere e aveva la tua stessa età.
Come ora me e te.
In primavera vagano soli
e ogni anno gli cadono i palchi.
Si vergognano, dice Loreto
arrossendo. Assunta invece piange.
Noi intingiamo i biscotti
nelle tazze, una goccia
cade
e ricresce sul ricamo.
*
uscita Calstenuovo S.
oltre il guard-rail dell’autostrada
tra Milano e Serravalle
oltre i pianori stretti
dai cavi al cielo
tornando
dal posto di lavoro verso casa
dal vetro di destra
dell’autobus
pensava di vederle imbacuccate
le dorsali, le gole e i capi dei monti
una specie d’idea di vacanza
per salvarlo
dal vuoto davanti alla soglia della cucina
ma oltre la ragnatela di vetro e d’acciaio
è solo un deserto
di terra ricoperta di neve, di nebbia, di nubi
e di freddo
mentre nessuna luce
riflette sul trasloco degli animi
*
Potrebbe essere anche per lui
come è per lei e per tutti
anzi per la verità
è la necessità
della vita
comunque, quando la viene a trovare
e lei scherza e sorride e gli prepara da mangiare
non può non pensare
che ogni suo momento
precipitosamente
s’avvicina
all’ultimo
e che l’ultimo
potrà essere il prossimo
non molto tempo dopo il saluto, chiusa la porta di casa.
Lui scende le scale
apre il portone
e la pensa
oppure pensa già ad altro
è un attimo
e si gira
e la vede lassù
uno scuro
puntolino
che ancora alza la mano
per salutarlo
e per dirgli che
prima o poi
lì ci deve tornare
fosse solo per un caffè o per la morte o per le poche chiacchiere
alla fine del giorno.