Luca Bresciani è una delle principali voci emergenti nel vasto panorama della poesia contemporanea. “L’elaborazione del tutto” ne è un’ulteriore prova. Come descrive Davide Rondoni nella sua prefazione: “C’è una forza nella diseguaglianza di questi testi. Bresciani cerca l’impossibile, ricapitolare, elaborare, con un gioco di orecchiamento con un livello psicanalitico del discorso. Una rielaborazione del tutto. La poesia è in questo gesto?
Il testo non cerca effetti speciali, la forza sta in una sorta di compattezza interiore, quasi di tensione morale. Non a caso l’introduzione del libro adombra a un tema che oggi inquieta le coscienze di tutti e in più punti il richiamo a parole come “onestà” o certi autori citati vogliono dare a questo libro una fisionomia di viaggio morale. Il che potrebbe esporre il Bresciani a non pochi rischi – specie in questa epoca che tende a premiare la “moralità” nell’arte, spesso confusa con i moralismi adatti al potere di un pensiero dominante, quel genere di cose che faceva giustamente infuriare il sarcastico genio di Baudelaire. Ma la poesia offre a questo rischio un riparo, o almeno un vaccino”.
Rovistare tra gli aggettivi
accartocciati e resi folli
alla ricerca dell’unico attributo
che ci può togliere le zanne dal viso.
Ritrovare un essere buono
che rifiuta di farsi furbo
sapendo che si salva dalle ombre
solo chi dona le proprie altezze.
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