Sistemi di Dimitri Milleri è un libro ad alta intensità cognitiva, propedeutico: nasce da interrogazioni che stanno sulla soglia del fare poesia, ma la precedono e non collimano del tutto con essa. L’io ridotto al mimino è funzione di un’idea di realismo che rende conto dei soggetti coinvolti e della relazione di interscambio costante con l’ambiente circostante, disintegrando le barriere fra azione e percezione, lirismo e narrazione, esterno e interno. In definitiva è un volume, come sottolinea nella prefazione Maria Borio, che “ci dice come un ventenne nel 2020 si ponga, attraverso la poesia, problemi come questi: in che modo la letteratura è – o deve essere… – anche intelligenza, conoscenza della vita? In che modo possiamo considerare oggi un libro di poesia?”.
Quando si abita il panico, lo sgomento,
nulla può essere pensato né agito:
la salvazione o l’abisso calano
inattesi come il bus invisibile
che traghetta a casa.
Nulla può essere pensato né agito:
suona la campana sugli arti mozzi
delle siepi, sul vento gelido,
sul compost svuotato, ci arresta
sui tris tracciati col gesso:
le cicatrici della pietra.
E quando ti chiedono — l’occhio vuoto,
le labbra secche,
la palpebra sfogliata —
che cosa hai mai, lo sai:
sai che non vogliono davvero,
che un crimine sarebbe dire.
Quando si abita il panico, lo sgomento,
non si comprende il pianto dei parenti
sul trapassato,
come il dolore dentro un inciso.
Death shall have no dominion.
*
Succede sempre nel silenzio di garage
o scantinati, così che non grattino
sugli occhi le cause sterrate,
le salme radicali.
Sparisse almeno l’endocarpo, la certezza
che prima o poi qualcosa regge il colpo,
piega la vanga a morte, ci dispiega
la cartolina cifrata.
*
Corrispondenze? Certo, come ieri:
dall’aula quattro si sentiva esatta
l’intonazione in limonaia del fagotto
con l’eco di una sega circolare.
Però la nostra è una vita che approssima
nel più dei giorni
come i rastrellamenti.
E quando accade, quando
l’aspettativa prende posto nel reale,
è sempre un terzo, vedi, a rivelarlo,
restando escluso dal miracolo non meno
di chi lo vive senza nominarlo.