Tu io e Montale a cena. Poesie per Zeichen segna il ritorno sulla scena poetica di Gabriella Sica. Un libro di poesie conviviali e di viaggio, di sgomento e compianto, in cui frammenti di memoria quotidiana restituiscono al lettore alcune folgorazioni, essenziali e reali, sulla figura di Valentino Zeichen. Un canzoniere in vita e in morte per ricordare un amico, per confrontarsi con l’ineluttabilità del tempo, per consegnare il ritratto di una Roma d’amore, culla di poeti e metafora di una lingua poetica viva, che dura oltre il destino di ognuno.
Valentino al vetriolo
più che a Gozzano
dopo la Scuola di Francoforte
(come burbero scriveva il Paglia
pensando al minimale
per te valentinozeichen caro)
io ti somiglio al caustico Cardarelli
non so se più in dissidio con sé stesso
o con l’altro di turno
e più al bastian contrario Bernhard
sempre e per partito preso
Valentino coriaceo al vetriolo
stai nella tua area di rigore
gelida area di esodo corrusco
di esilio da persone e cose
dove giocando in contropiede
strappi reticente e predace pezzetti
d’anima ai poeti
impertinente pensando al massimale
e come un guanto lo rovesci
in punta di fioretto
nel tuo veemente duello mentale.
3 febbraio 2013
*
Tu io e Montale a cena
Non è un gioco questo di stasera
è un incontro a sorpresa
il più imprevedibile per noi due
tu io e Montale a cena.
Dall’aldilà fremente di piacere
canta per l’impensabile occasione:
“Tu mi invitasti a cena
il tuo dovere ora sai
ascoltami, verrai tu con me a cena”.
E dire che non ci si era mai pensato
prima qui da conoscenti appena
a un simile invito
certo è che noi e il convitato immortale
incallito scanzonatore
ci siamo rallegrati oltremodo
banchettando ilari noi tre insieme
al secolo nuovo brindando
come un niente lo snodo al Novecento
il rallentato addio
brindando a uno scorcio nuovo e bello
canticchiando la celebre aria
tra qualche bel venticello
con tanta carne al fuoco e un nodo.
*
Il glicine in fiore
L’hanno tagliato il glicine fiorito
fragile ombra alla bellezza
violacea e suprema
indice sacro di leggerezza
e grazia sensuale
l’hanno tagliato acidi con l’accetta
nel giardino del poeta
dove c’era anche un fico ospitale
che triste si è seccato.
Il glicine generoso e fiorito
che puntellava il muro scrostato
ora piange per quanto è grande il male
inflitto dagli uomini alla natura
per gli accenti freddi di luglio
per il caduco fiore
ma spuntano dal tronco le foglie
più del solito tremolanti
sta nascendo ancora qualche bel fiore.
26 luglio 2018