Una minima stupenda di Lucia Brandoli è un libro che apre finestre verso paesaggi fatti di memoria e quotidianità, nei quali l’amore e l’abbandono, la vita data alla luce e la paura, sono elementi evocati e trattati con la delicatezza di una parola che sa reggere l’urto dell’esperienza della propria vita, che è vita universale. O come esemplifica Sara Gamberini nella prefazione, in questa raccolta c’è “inquietudine e rassicurazione, un’alternanza continua, senza tensione, di questi due punti dell’universo, del corpo, della materia, di un cuore minimo, minuscolo, del sacro”.
Auguri
a Roberto
Gli auguri li faccio in ritardo anche a te.
Incorniciata fra i muri
bianchi di un fossato,
una porta di pietra,
un’agave e un’acacia. Le spine
che stacchi una ad una,
che mi porti a vedere,
come facevo coi gatti,
le prendo e le lascio cadere,
come topini
esausti di paura
nella notte.
Come me.
*
Che coraggio
Che coraggio ci vuole
a chiamare
le cose. A chiamare le cose
col loro nome, a dirle
così
come vanno dette.
Che coraggio ci vuole a scegliere il non,
che coraggio ci vuole
a chiamare
amore.
Che coraggio ci voleva a dirtelo,
amore,
e che coraggio ci vuole a tacertelo,
amore, e a mostrartelo,
amore, e a sentirlo così,
amore,
silenzioso pudore,
che coraggio,
che coraggio ci vuole.
*
Una sorpresa
a Nora
Una sorpresa per terra
tra le gambe,
una sorpresa grande.
Bagnata,
un po’ viola.
Ti vedo,
e stavolta è vero, lo so
c’è sempre una prima volta,
per imparare le cose.
Ci spalanchiamo gli occhi,
e stavolta so che li terrò
spalancati per sempre.
Per esercitarmi a dirti ciao,
a tornare
dove tu sei venuta.
*
Boschi
È al buio che apparteniamo,
alla terra umida sotto la pelle,
in cui rifugiarsi,
in cui respirare,
a cui tornare.
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